Sette - Dicembre 2009

Intervista a Laura

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  1. romyempa
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    Laura Pausini (Sette - dicembre 2009)
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    Arrivando al palazzetto dello sport di Firenze, il tassista mi chiede: «Va al concerto? Un’ora fa ci ho portato una famiglia con due bambini piccoli e prima due ragazzi argentini». Laura Pausini, 35 anni, è allo stesso tempo un’icona nazionalpopolare e una megapopstar idolatrata in Sudamerica. Ha venduto una quarantina di milioni di dischi e conserva quattro Grammy’s Award in bacheca. Colleziona fan di ogni età. Pronti a tutto. Una volta un brasiliano si è fatto chiudere in una valigia e incastrare in mezzo ai bauli della cantante pur di incontrarla. Un altro, Mimmo, la segue ovunque: da Barletta al Canada, passando per Helsinki. In 70mila hanno riempito lo stadio di San Siro per applaudirla e in 58mila hanno pagato 60 euro per iscriversi al suo sito e chattare con lei. L’intervista, quindi, si svolge con Laura che tiene un portatile sulle gambe e ogni tanto risponde ai fan. Clic. Tic. Tic. «Guarda questo, si è tatuato la mia faccia sul fianco». Visto che la voce tonante non basta per spiegare la pausinimania, il critico musicale Mario Luzzatto Fegiz qualche anno fa ha scomodato magie e formule alchemiche: «Laura è come la Coca-Cola. Gli ingredienti dicono poco, l’essenza del successo resta un segreto ben custodito». Parte del segreto è questo: Laura parla, canta e balla “come magna”, senza artifici o finzioni. Sul palco piroetta con mosse anni Ottanta un po’ macchinose, ma sincere, urla a squarcia gola, suda. Ospite di Bonolis, a un bambino che le chiedeva se ama gli spaghetti, ha risposto: «Guarda che sederone che ho!». Non esattamente una replica da diva. Mischia abiti griffatissimi con guantini borchiati. Quando le faccio notare che per essere una fashion-victim quale si dichiara, ha curve troppo più morbide di quelle di Heidi Klum, abbandona il suo accento romagnolo, inforca il romanaccio e commenta: «Io Heidi Klum me la so’ magnata».
    Pausini, dopo l’uscita del cd/dvd (Laura Live) sul suo ultimo tour mondiale, ha annunciato che a gennaio si fermerà. Stop alle tournée e ai concerti. Dato che tre anni fa aveva fatto un proclama simile, le chiedo se è un’operazione d’immagine, magari il preludio di un rientro immediato con megashow. Allora lei mi si avvicina, comincia a smanettare sul Mac e apre il file “Agenda”. Novembre e dicembre sono campi di battaglia. Tre quattro impegni al giorno, divisi per colore a seconda della persona del suo staff a cui sono affidati. «Guarda gennaio, se non mi credi». Gennaio è vuoto. È segnata solo la casella del giorno 10. C’è scritto: «Mangiare carabinieri». Laura ride: «Sono dolcetti che fa mia zia, ma guarda l’altra voce». Eccola: «Inizio vita normale».
    Che cosa vuol dire “inizio della vita normale”?
    «Svegliarmi in un posto e sapere dove sono».
    Ti capita di non rendertene conto?
    «Spesso. Giro in tournée da sedici anni. Da marzo 2009 ho fatto ottanta date: Canada, Brasile, Stati Uniti, tutta l’Europa… Mi sveglio in albergo e chiedo a Marzia, la mia assistente: “Dove siamo?”».
    Ti capita anche la springsteinata? Il Boss, in Michigan, ha sparato un bel “Hello Ohio”.
    «Mi è successo quattro anni fa a Cannes: “Ciao Nizzaaa”. È partito un bel buuuuu. Capisci perché voglio normalità? La spesa, le bollette… Cose che non ho mai fatto o faccio raramente».
    Scherzi? La spesa e le bollette sono torture.
    «Da quando avevo diciotto anni ho spinto troppo in un’unica direzione. Mi devo fermare».
    Si dice che ti fermi anche perché vuoi un figlio con Paolo, il tuo fidanzato chitarrista.
    «Se arriva un figlio mi fa piacere. Ma prima di farlo vorrei capire chi sono io davvero. Devo riequilibrarmi».
    La prima cosa che farai dopo il 10 gennaio?
    «Mi piacerebbe iscrivermi ad Architettura».
    Il ministro Gelmini ti dovrebbe assumere per uno spot. Nel momento di massima esplosione del fenomeno “affamati di fama”, coi divetti da talent o da reality che invadono ogni spazio mediatico, tu scendi dal palco, per iscriverti all’università.
    «Non l’avevo mai pensata così».
    I talent… Amici e X-Factor…
    «Bene che ci siano: nelle case discografiche è stato eliminato l’ufficio artistico, ma l’eccessiva esposizione mediatica crea anche problemi».
    Cioè?
    «L’arroganza di certi ragazzi, il modo in cui si rivolgono ai loro maestri, è quanto di più lontano ci sia dall’arte».
    Anche tu sei stata sovresposta mediaticamente da giovanissima.
    «Ma diventare famosa non era il mio sogno».
    Che cosa sognavi da piccola?
    «Di fare piano bar. Avevo pure individuato il luogo ideale: una pizzeria di Faenza».
    Racconta la tua infanzia a Solarolo, nel ravennate.
    «La mia prima esibizione risale al 16 maggio 1982, a otto anni».
    Questo l’hai già raccontato. Hai pure detto di aver esordito con We are the world, che però è del 1985.
    «Mi sono sbagliata e mio padre s’è arrabbiato. Lui sostiene che cantai la sigla di un cartoon. Da quel momento ho cominciato a seguire papà e a cantare con lui. Era “piano man”. Arrivavamo nei ristoranti dove doveva suonare alle cinque di pomeriggio. Qualche volta mi sono fatta aiutare a fare i compiti dai cuochi».
    Che cosa cantavi?
    «Dalla bossa nova al pop. I miei amici però venivano solo quando c’era la serata del liscio. Balla… balla la mazurca. E poi sfottevano».
    È vero che tuo padre ti preparava i testi delle canzoni inglesi trascrivendo la pronuncia?
    «Sì. Whitney Houston, Ol at uaanz…».
    Ora canti in spagnolo, portoghese e inglese. Hai ancora quei fogli coi testi scritti da tuo padre?
    «Certo. Sono conservati nella mia prima casa di Solarolo. È la sede del fan club».
    Sei come Cavour. La targa sulla prima abitazione: “Qui ha vissuto Laura Pausini”.
    «Dopo il primo Sanremo la gente ha cominciato a venire sotto casa in pellegrinaggio».
    La solitudine, la tua canzone d’esordio a Sanremo, nel 1993, venne stroncata dalla critica.
    «Avevo tutti contro. Nessuno escluso. Voto: 4».
    L’anno successivo sei arrivata terza con Strani amori. Ora quella canzone l’hai cantata in spagnolo (Amores extraños) al Madison Square Garden. Ma molti critici continuano a snobbarti: sei troppo nazionalpopolare.
    «Io lo considero un complimento».
    È vero che dedichi un giorno l’anno ai tuoi seguaci?
    «Dopo l’ennesimo litigio con l’amministratore del mio condominio a causa dei cori notturni, ho chiesto ai ragazzi di non venire più sotto casa. In cambio gli dedico una giornata intera. Una festa. Cantiamo, parliamo… Quest’anno, a Milano il 23 dicembre, ci sarà pure la premiazione per il miglior tatuaggio».
    Come, scusa?
    «Ho detto mille volte di non farlo, ma loro continuano a tatuarsi. E vogliono il premio. Un giorno a San Paolo, in Brasile, mi si è avvicinato un energumeno punk, pensavo fosse un seguace di Marilyn Manson, invece aveva tatuato in bocca: “Laura Pausini”».
    Che cosa ti domandano i fan con cui chatti?
    «Di tutto. Ci sono anche quelli che non erano nati ai tempi di La solitudine. Ahh, invecchiooo. Ora, dato che nella casa di Brenda, la trans brasiliana dell’affaire Marrazzo, hanno trovato un mio disco, mi chiedono che impressione mi fa».
    Che impressione ti fa?
    «Sono contenta che Brenda ascoltasse le mie canzoni. E trovo vergognoso il dibattito che c’è stato sui trans e sul Brasile. In Italia ci vorrebbero meno ipocrisie e più rispetto».
    Hai criticato chi cerca di impedire che l’Italia diventi veramente multirazziale.
    «Siamo un popolo che ha avuto bisogno di accoglienza. Pure oggi, molti nostri giovani trovano ospitalità all’estero. Proprio noi facciamo problemi per accogliere gli altri?».
    Hai detto pure di essere cattolica, ma a favore dei Dico, della fecondazione assistita e via dicendo. Non ti schieri politicamente per non perdere fan?
    «In realtà ora come ora non saprei nemmeno per chi votare».
    Qual è la scelta che ti ha cambiato la vita?
    «Fermarmi è la scelta che me la cambierà».
    L’errore più grande che hai fatto?
    «Fidarmi di persone che poi mi hanno fregato».
    Pensi mai che anche tra i parenti qualcuno potrebbe coccolarti solo perché sei Laura Pausini e magari gli puoi dare una mano?
    «Certo. Ma va bene così».
    Hai sistemato tutta la tua famiglia?
    «Più di quanto abbia sistemato me stessa. Un cugino mi chiede un lavoro? Venga pure. Ma che si impegni, che se no si becca du’ ss-ciafon che gli spac la fazza».
    Il Sole24Ore ha titolato: “Pausini, una voce da cento milioni”. Sei una Paperona.
    «Hanno fatto male i conti».
    Piangi miseria?
    «Ma no. Solo che le cifre che guadagno non sono neanche un decimo di quelle citate».
    Quando hai capito di essere una star?
    «Nel 2004. Il mio metro per misurare la celebrità sono gli aeroporti. Fino a cinque anni fa, in qualche città passavo inosservata al metal detector. Ora mi fermano e sono gentili, ovunque. Insisto. So di essere una privilegiata, ma faccio una vita assurda. Se non fossi una maniaca dell’organizzazione… Guarda… qui ho il foglio con tutti i regali di Natale da fare. Ho cominciato ad aprile».
    È vero che hai catalogato le tue scarpe?
    «Ne ho parecchie. Molte me le regalano gli stilisti. Dato che odio il disordine prima le ho fotografate e poi le ho messe dentro scatole bianche su cui ho attaccato la foto».
    Giorgio Armani ti ha sconsigliato il rosso.
    «Mi ha sconsigliato qualsiasi colore. I colori ingrassano».
    Hai un clan di amici?
    «Ho una tribù. I figli di Paolo. Sono tre».
    Ora che ti ritiri dal palco avrai meno occasioni di vedere il tuo fidanzato che è anche il tuo chitarrista.
    «Andrò in Romagna, dove vive la mia famiglia. Credo che io e Paolo faremo su e giù tra Castel Bolognese e Roma».
    Hai duettato con Michael Jackson, Baglioni, Checco Zalone, Jovanotti, Pavarotti, James Blunt, Marc Anthony e molti altri. Hai mai rifiutato un duetto?
    «Sì. Almeno sei/sette di quelli che mi ha proposto la mia casa discografica».
    E sono mai nate amicizie coi duettanti?
    «È nato un bel feeling con Elisa, Giorgia, Fiorella Mannoia e Gianna Nannini… quelle con cui ho organizzato il concerto di San Siro del 21 giugno “Amiche per l’Abruzzo”».
    I maligni dicono che tu abbia bloccato l’uscita del dvd di quel concerto per dare precedenza al tuo.
    «È una sciocchezza. Non era prevista alcuna uscita e a me faceva piacere che il lancio del dvd per l’Abruzzo fosse legato alla consegna della scuola ricostruita grazie ai soldi del concerto. Vorrei che quel 21 giugno diventasse un appuntamento fisso».
    A cena col nemico?
    «No, dai. È una domanda troppo faticosa».
    Il libro preferito?
    «La ragazza di Bube di Cassola. Appena riletto».
    Il film?
    «Forrest Gump. C’è tutto lì dentro».
    La canzone?
    «Dovresti chiedere una pagina in più per avere questa risposta. Ho un elenco lunghetto».
    Allora dimmi una canzone che non canteresti.
    «Da ragazzina litigavo con mio padre sulle canzoni da cantare. Una sera mi rifiutai di intonare Se m’innamoro dei “Ricchi e Poveri”».
    I confini del Venezuela?
    «Colombia, Brasile, i Caraibi…».
    Sai quanto costa un litro di latte?
    «Quella volta all’anno che faccio la spesa butto nel carrello senza guardare».
    Quanti anni ha la Costituzione?
    «Lo sapevo che mi domandavi questa cosa».
    Quindi sei andata a controllare?
    “No. Non ne ho idea».
     
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  2. lovesongs84
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    ma come lauuuuuu..sei commendatore della repubblica e non sai quanti anni ha la costituzioneee? vergognaaaaaaaa!! ..vabbè..ti perdono solo perchè sei tu :hihi:oddio il tatoo sulla lingua..chissà che impressione quando l'ha visto..e poi anche lei come me è contro le ipocrisie di questo paese...ti darei un bacio lau..sei fantastica
     
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  3. *Crokky*
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    Oggi lo compro ;)
     
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  4. Noemi888.
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    ahahahah è una grande...ecco però se vuole andare all'Università dovrà rimboccarsi le maniche e sopratutto non può non sapere quanti anni ha la Costituzione ;))))))))))))))))))))))))))))
     
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    te lo dico io quanti anni ha la costituzione 61 anni
     
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  6. lovesongs84
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    esatto.. il 1°gennaio 62 :D

    Edited by lovesongs84 - 17/12/2009, 16:37
     
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  7. pausella93
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    amore se devi andare all'università ti servono 5 anni, con due non ce l a fai,la costituzione,dovrebbe avere 60 anni credo e il duetto che non avresti dovuto fare sai gia qual è! troppo bellina questa intervista di che giornale è???
     
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  8. ela22
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    grazie dell'intervista !!
     
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  9. sara.pausix
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    mamma mia... è una grandeee!! k donna... :)
    grazie!!
     
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8 replies since 17/12/2009, 14:58   103 views
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